26 febbraio 2007

Puntualità britannica

Stamattina, nella biblioteca dei Camera dei deputati, è stato presentato il settimo rapporto CER sull’attuazione dell’Agenda di Lisbona. In tutte le capitali europee (in questi giorni sono in programma presentazioni a Londra e a Bruxelles) l’uscita del pamphlet è un evento molto atteso, anche perché i ricercatori del think tank londinese, per dare più vivacità e appeal mediatico al loro serissimo lavoro, stilano una classifica con gli Stati che non fanno riforme (come l'Italia) sotto la voce villains e quelli virtuosi nella lista degli heroes.
A Roma, l’incontro doveva cominciare alle 11 per chiudersi alle 13, come da invito. E alle 11 in punto erano al loro posto il moderatore Orazio Carabini, del Sole-24 Ore, e le due rappresentanti del CER incaricate di illustrare il rapporto, Katinka Barysch (chief economist) e Aurore Wanlin (research fellow). Anche la sala era piena. Si era tutti in attesa di Linda Lanzillotta, che doveva introdurre i lavori. Il ministro delle Regioni è arrivata sorridendo alle 11,24. Raggiunto il microfono ha chiesto scusa per il ritardo, articolando la seguente frase: “E' un buon segno che voi siate arrivati qui in orario. Vuol dire che l’argomento di cui si parlerà oggi suscita molto interesse”.
Lanzillotta ha letto tre paginette scritte da uno speechwriter svogliato - un fervorino fatto per una buona metà di aggettivi e per l'altra di calorose esortazioni a “raccogliere la sfida” e a “lanciarsi nel mare aperto della competizione globale”. Tutte le volte ha chiamato scoreboard (invece di scorecard) il lavoro che doveva introdurre e ha chiamato Centre for European Research l’istituzione che lo ha promosso e che invece si chiama Centre for European Reform.

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