02 gennaio 2009

Non gioco più. Me ne vado

Come a Caserta due anni e mezzo fa, anche a Forlì la parte di Pd che ha perso le primarie non vuole starci e sembra che stia lavorando alla formazione di una lista alternativa a quella di Roberto Balzani, lo storico repubblicano che si è guadagnato, con una battaglia aperta e limpida contro l'establishment cittadino e gli apparati di provenienza Ds e Margherita, il diritto di candidarsi a sindaco della città alla testa delle forze progressiste. Gli sconfitti dicono che Balzani l'ha spuntata perché è stato sostenuto dalla massoneria e danno la colpa al regolamento delle primarie. Che sarebbe stato un capolavoro di scienza giuridica e un eccezionale strumento di partecipazione, se solo avesse vinto il candidato designato dalle oligarchie.

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1 Comments:

Blogger Antonio said...

Quelle italiane non sono primarie. Sono un po' la risposta ai sondaggi di Berlusconi (lui afferma di avere x% di popolarità, e noi affermiamo che x italiani sono venuti a votare ai gazebo) e un po' - e questo è più preoccupante - uno dei molteplici cedimenti al populismo che la nostra storia politica ha conosciuto e vede all'opera.

La versione italiana delle primarie è una ipocrita finzione in cui se le cose vanno come si aspettano gli apparati significa che gli stessi sono in sintonia con il "popolo", e se no, significa che il popolo non capisce una mazza o è manipolato.

Nell'ordinamento costituzionale statunitense (dove sono state inventate) la funzione delle primarie è proprio quello di realizzare una "competizione degli apparati politici". Agli americani non importa proprio nulla che i cittadini possano esprimersi, liberamente e tutti insieme, come piace invece alla retorica italiana. Infatti negli USA nessuno fa una piega se partecipano al voto meno della metà degli aventi diritto: scopo delle elezioni è, fermo restando il diritto di parteciparvi, quello di formare gli organi che governino il Paese: si privilegia il risultato alla rappresentatività.

Contrariamente a quello che si pensa le primarie sono regolate o dagli statuti dei partiti o da leggi del singolo Stato. E la maggior parte delle elezioni dei delegati si svolgono in riunioni in tutto e per tutto paragonabili alle "assemblee di sezione di partito". Dove non si svolgono così, partecipano coloro che si sono "registrati" (presso uffici pubblici, mica pagando 1 euro all'ingresso) in quanto elettori del "partito". Che poi i candidati alle primarie facciano campagne elettorali rivolte a tutti, dipende dalla particolarità della campagna presidenziale americana, che è lunga, e dalla necessità di farsi conoscere su scala nazionale (cosa che negli USA non è facile non essendovi Bruno Vespa).

La storia delle conventions è storia di manipolazioni e accordi fra oligarchie di partito. Ma poi dietro al prescelto corrono tutti, senza distinguo.

In salsa italiana le primarie sono una presa in giro: si punta a manipolare l'entusiasmo degli elettori, salvo che poi la manipolazione non riesca.
E resta da vedere se, nei casi in cui dalle primarie esca un candidato non gradito all'establishment, se questo poi lo sosterrà lealmente.

8:34 PM CET  

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