28 dicembre 2006

Ludi cartacei/2

Nella biografia di De Gasperi appena pubblicata dal Mulino Piero Craveri ricorda a pagina 602 che anche nel 1953 - quando per un misero 0,2 per cento non scattò il premio previsto dalla legge elettorale maggioritaria voluta dallo statista trentino (la “legge truffa”, per i suoi avversari) - si registrò un numero inusitato di voti non validi (4,6 per cento), pari al doppio delle precedenti elezioni del 1948. Craveri aggiunge che la ricerca condotta successivamente da un funzionario parlamentare, Vincenzo Longi, accertò che "molti voti da attribuire alle liste apparentate considerati nulli ai seggi, dove il Pci aveva avuto l’accortezza di far partecipare scrutatori esperti e addestrati, erano da considerarsi ‘validi’ e il quorum ‘abbondantemente superato’". Giulio Andreotti ha rievocato quel passaggio della storia italiana nel suo De Gasperi visto da vicino, sostenendo che il presidente del consiglio e il ministro dell’interno Mario Scelba sapevano che la revisione dello scrutinio avrebbe capovolto il risultato, ma decisero di non chiederla per senso di responsabilità. In seguito anche Pietro Ingrao avrebbe ammesso che i comunisti avevano giudicato male i loro avversari: “Sospettavamo che avrebbero cercato in ogni modo di far scattare la legge, anche manipolando i risultati elettorali. Invece presero atto del risultato”.