25 gennaio 2007

Scuola di giornalismo/2

Ieri nelle redazioni italiane sono giunte due notizie su Cesare Geronzi, presidente del gruppo bancario Capitalia. Una buona e una cattiva (per l'interessato, s'intende). La buona è la decisione del patto di sindacato di Mediobanca di confermare all'unanimità la fiducia al banchiere romano, vicepresidente dell'istituto di Piazzetta Cuccia, reintegrato dopo la sospensione per la sentenza di condanna nel caso Bagaglino. Quella cattiva è la risposta data da Rijkman Groenink, presidente della banca olandese Abn-Amro e primo azionista di Capitalia, all'inviato dell'agenzia Radiocor a Davos. "Se Geronzi sarà condannato ancora - ha detto - non penso che il patto continuerà a sostenerlo".
Leggendo i giornali di oggi ci si può fare un'idea di come quelle notizie siano state trattate dalla stampa italiana. Per fermarsi alle testate più diffuse, a Repubblica hanno deciso di pubblicarle tutte e due, a pagina 40, in apertura della sezione "Imprese & Mercati", e con dovizia di particolari (titolo: "Geronzi rientra in Mediobanca ma Abn gli lancia l'ultimatum"; occhiello: "Il patto di Piazzetta Cuccia vota la fiducia al banchiere. Groenink: "Se sarà ancora condannato dovrà lasciare Capitalia"). Il Corriere della sera ha ignorato sia la notizia buona sia la cattiva. Per la cronaca, Capitalia possiede il 2,1 per cento di Rcs MediaGroup, la società che pubblica il quotidiano di via Solferino. Partecipazione sindacata nel patto di blocco e consultazione che - con il 63, 5 per cento del capitale - controlla l'azienda.

24 gennaio 2007

Altro che fine della storia

Nell'ultimo saggio* del think tank londinese CER, Mark Leonard - già autore di un libro fortunato, tradotto in Italia con il titolo Europa 21 - manda in soffitta, con la sua teoria del "mondo quadripolare", la profezia di Francis Fukuyama sulla fine della storia, anticipata nel saggio del 1989 su "The National Interest" ("Ciò a cui stiamo assistendo non è solo la fine della guerra fredda o il passaggio a un determinato periodo della storia del dopoguerra, ma la fine della storia in quanto tale, cioè il punto finale dell'evoluzione ideologica dell'umanità e l'universalizzazione della liberaldemocrazia occidentale come forma finale del governo umano").
Secondo Leonard, entro il 2020 il mondo sarà organizzato lungo due assi, con due tipi di contrapposizione: tra democrazie e autocrazie, e tra paesi che vogliono un mondo definito dal potere e stati che aspirano a un mondo definito dalla legge. I "quattro poli emergenti della competizione ideologica" sono gli Stati Uniti, alla ricerca di un equilibrio tra i poteri che favorisca la democrazia; la Cina e la Russia, che useranno il diritto internazionale per proteggere i loro regimi autocratici da interferenze esterne; l'Unione europea, che punterà su un mondo di stati democratici vincolati dalle norme delle istituzioni multilaterali; il Medio Oriente, che diventerà una "faith zone", estranea alla democrazia e allo stato di diritto.

* Mark Leonard, Divided world: The struggle for primacy in 2020, London, Centre for European Reform, January 2007, pp. 54, £8