Privatizzatela

Dopo la nomina del presidente, del capoazienda e del direttore del più seguìto telegiornale, il governo e i partiti non riescono ad accordarsi sulle altre caselle da riempire. In un clima simile, tutti i direttori (e gli aspiranti) sono costretti a mimetizzarsi (o a farsi vedere troppo) per avere qualche chance di conferma o di promozione. Capita così che Di Bella - pure artefice in questi anni di un buon notiziario - debba ricorrere a una specie di tric-trac rumoroso e inoffensivo, il plateale esercizio dell’azione disciplinare, per non urtare un pezzo della parte politica da cui dipendono le sue aspettative di carriera. Dimostrando che il direttore di una testata Rai finisce per comportarsi sempre nello stesso modo, quando è sub iudice e quando è stato appena nominato, come è accaduto al Tg1. E che, nell’azienda televisiva pubblica, non ci sono santi ed eroi.
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